martedì 20 gennaio 2009

Lo Storace nero (Liquidambar orientalis)

“Noto fin dall’antichità, lo Storace nero è il pregiato e famoso balsamo aromatico dell’Asia Minore; esso si ottiene dal Liquidambar Orientalis (Hamamelidacee), una pianta ad alto fusto che vegeta nelle impenetrabili foreste anatoliche del Marmaris. Ancor oggi la sua produzione è effettuata secondo la procedura originaria: energicamente percossa, la pianta in qualche settimana genera un denso siero patologico (lo storace resinoide, rinomata materia prima della profumeria). Questo viene successivamente asportato onde amalgamarlo con la corteccia del fusto (preventivamente triturata); il tutto rimane quindi sepolto per alcuni mesi. La “fortunata” macerazione che ne deriva dà origine al profumatissimo Storace nero. Da tempo immemorabile si usa sia bruciare questo balsamo insieme all’incenso, sia adoperarlo tal quale come efficace deodorante: comunque inebrierà l’ambiente con il suo orientale ed inconfondibile profumo dolce-ambrato” (da Talia: STORACE NERO: IL RARO E PREGIATO BALSAMO AROMATICO DELL’ASIA MINORE).

Lo storace è utile come diuretico, espettorante, e per le sue proprietà antibatteriche può essere usato anche per curare il mal di gola. Il suo profumo intenso non è adatto alle donne in gravidanza o durante l’allattamento; deve essere usato con precauzione con i bambini.
La crema per il corpo profumata allo storace nero, spalmata generosamente prima di andare a dormire, potenzia al massimo le capacità onoriche…perciò se avete le idee confuse e volete regalarvi sogni ad alta velocità per riordinare quelle mille idee confuse che avete avuto durante il giorno…provatela :-)

Luna

giovedì 15 gennaio 2009

L'Acetosa


... Una pianta semplice, selvatica, che chiunque di Voi avrà senz'altro visto sia che abitiate in una città trafficata, sia che ve ne stiate tranquilli in un paesino sperduto..
E' una delle piante che appartengono alla mia infanzia. La Nonna mi insegnava a conoscere le erbe che utilizzavamo di più in casa.. e questa era una di quelle che facilmente individuavo e raccoglievo da sola, senza troppi patemi... Amavo masticare il suo stelo mentre sotto il sole cocente del pomeriggio estivo mi dedicavo alla raccolta. Era quel sapore acidulo che mi dissetava ad attirarmi ...

Il suo nome è Acetosa (Rumex acetosa) ma viene anche definita, Erba brusca, Soleggiola, Ossalida.
E' una pianta perenne, erbacea, con sottile rizoma orizzontale, fusti eretti, scanalati, arrossati in basso, fogliosi fin sotto l’infiorescenza, ramosi all'infiorescenza. Altezza 40-110 cm. Le foglie basali picciolate, picciolo 1,5 volte la lamina che è larga 2-3x5-7 cm, ovvero 2-3 volte più lunga che larga, strette, con base astata; le cauline superiormente sessili, con lobi divergenti, acuti o arrotondati, diretti verso il basso ma non amplessicauli.L’infiorescenza è compatta, costituita da piccoli fiori dal perianzio verde formato da 6 elementi di cui i 4 esterni rotondo-ovoidali, con escrescenze dure, rotonde o tetragonali. I sepali interni si arrotolano al momento della fruttificazione. I futti sono acheni neri e lucenti, protetti da tepali persistenti che assumono colore rosso ruggine. Antesi: Maggio – Agosto (Zone fredde e temperato-fredde dell'Europa, Asia e Nordamerica).
In Italia è comune in tutto il territorio e la si trova in prati fertili e concimati, lungo i fossati e nei pascoli, predilige terreno argilloso e ricco.
La specie simile Rumex thyrsiflorus Fingerh, è segnalata solo in alcune località del Piemonte, e si distingue per le foglie più strette e lunghe e per l’infiorescenza maggiormente ramificata.
L'etimologia del suo nome deriva dal latino “rumex” = ”asta, lancia”, in riferimento alla forma appuntita delle foglie di molte specie. Non ha consistenza la presunta derivazione da “rumen” riferita alla pratica che i Latini avevano di masticare le foglie della pianta. Il nome specifico si riferisce al sapore acidulo delle foglie.

Proprietà ed utilizzi: Erba acida, antiscorbutica, astringente, rinfrescante, depurativa, diuretica, lassativa, febbrifuga. La pianta contiene vitamina C, ossalato di potassio e acido ossalico, ferro. La maggior parte delle specie di Rumex, contiene ossalati simili a quelli dello spinacio e del rabarbaro, queste sostanze in eccesso sono velenose. Qundo si trova nel foraggio fresco, in dosi eccessive, può causare distrubi digestivi, specialmente ai cavalli e alle pecore. In passato i bimbi che abitavano in campagna, staccavano le cime del Romice per masticarle e per gustarne il succo leggermente acidulo (ed io ero una di quei bimbi.. ma il passato non è cosi.. PASSATO!!).
Impiegata, grazie alle proprietà depurative e drenanti, nella cura delle malattie cutanee, quali l'acne, le pelli grasse e le punture degli insetti, in caso di eccessiva sudorazione e alitosi.
Le foglie fresche, sminuzzate e applicate sul viso, hanno effetto astringente sui pori dilatati.
In cucina le foglie giovani e fresche, possono essere impiegate per insaporire insalate, salse, minestre, formaggi molli, frittate.
Ridotte a purèe, possono essere impiegate nella preparazione di salse, da accompagnare a pollame e pesce.
Il succo può essere efficacemente impiegato per togliere la ruggine, la muffa e le macchie d’inchiostro su tessuti di lino, lana, argento e vimini.
Ottime per la preparazione di frittate.

INFUSO DEPURATIVO: infuso di 30 g di radici per 1 l d'acqua.

DECOTTO PER acne, le pelli grasse e la puntura di insetti: 15 g di foglie fresche per 1 l d'acqua, e bevendone due tazze al giorno sempre lontano dai pasti. Con le foglie decotte si prepara un cataplasma utile per curare gli ascessi.

PEDILUVIO: per favorire la circolazione e il decongestionamento con 50 g per 2 l d'acqua poi uniti all'acqua del pediluvio.

Proibita a quanti soffrono di calcoli, artrite, gotta, reumatismi,iperacidità. In caso di elevata ingestione di foglie crude sono stati riscontrati avvelenamenti con lesioni renali in bambini. Incompatibilità con le acque minerali e con i contenitori in rame.

Tempo di Raccolta e Conservazione
Si raccoglie la pianta all’inizio della fioritura in maggio-giugno recidendola, con un coltello o con le forbici, qualche centimetro più in alto del colletto.I fusti raccolti si riuniscono in mazzetti e si pongono ad essiccare in luogo aerato. Quando la pianta è secca si taglia in pezzi di 5-10 cm e si conserva in sacchetti di carta.
In passato questa pianta era usata prevalentemente contro lo scorbuto, ma l’alimentazione odiera, più ricca e bilanciata, ha eliminato questa malattia, limitando l’utilizzazione dell’Acetosa alle sue proprietà diuretiche e leggermente lassative.
L’Acetosa è particolarmente ricca di ossalati per cui se ne consiglia un uso moderato soprattutto a chi soffre di disturbi gastrici ed intestinali; è sconsigliata ai malati di fegato ed alle persone affette da calcolosi epatica e renale.
Mandragola

LA CALENDULA (Calendula Officinalis)


Poche piante hanno conosciuto un impiego così ininterrotto dall'antichità fino ad oggi. Questa pianta medicinale cresce spontanea in gran parte dell’Italia, dal mare alla zona submontana. Diverse sono le varietà che sono state selezionate a scopo ornamentale, ma la nostra piccola piantina è apprezzata soprattutto per le proprietà antinfiammatorie, antisettiche e cicatrizzanti. E' utilizzata per le infiammazioni della pelle in generale oltre che per eczemi, dermatosi, geloni e scottature ed è perfetta per donare sollievo dopo le punture degli insetti fastidiosi…

NOMI DIALETTALI: E’ conosciuta anche come "Fiorrancio", o fiore di ogni mese, ma sono diversi i nomi con cui viene identificata nel nostro paese: fiorrancio, calandria, calta, calendola, garofano di Spagna, in francese è "souci" (voce di probabile derivazione dal latino medievale "solsequium" cioè che segue il sole). In tedesco "Ringelblume", per gli spagnoli è "yerba centella" mentre gli inglesi la chiamano "marigold" (il perché è indicato nel paragrafo delle credenze e aneddoti).

CURIOSITA’ – CREDENZE - ANEDDOTI: Secondo i Greci, i suoi semi a forma di mezzaluna rappresentavano le lacrime di Afrodite per la perdita del suo Adone.
Questa pianta può essere considerata il barometro dei nostri contadini: i suoi capolini di primo mattino fanno ben sperare: infatti se alle 7 i suoi fiori sono già aperti è sintomo che ci sarà bel tempo.. mentre se il bocciolo resta chiuso, è certo che nella giornata pioverà..
Il nome Calendula potrebbe derivare dal latino calendae ovvero "giorno" ed allude al succedersi perpetuo del tempo. Secondo altri, deriverebbe dal greco kàlathos che significa coppa o cesta, alludendo alla forma del fiore. Come tutti i fiori gialli o arancioni, è sempre stata associata al sole.
Il termine "marigold" degli inglesi la accomuna alla Vergine Maria, cui erano dedicati nel Medioevo con il nome di "oro di Maria". Il fatto che abbassi il capolino al tramonto, era considerato un segno di mestizia, di lutto per la scomparsa del sole e questa credenza si è trasmessa nella simbologia che lo vuole simbolo del dolore, della noia e della pena. Più o meno dello stesso avviso sono i messicani, che lo considerano il fiore della morte.
Una leggenda popolare dice che questi fiori, portati dai conquistatori, siano cresciuti in Messico con il sangue dei poveri indigeni, vittime della sete di potere, e di oro, dei bianchi.
Secondo una leggenda inglese li vuole simbolo di gelosia e le raffigura come zitelle mai amate da nessuno che, morendo, si trasformano in calendule "gialle di rabbia".
Secondo gli scrittori dell'Ottocento, era il simbolo dei cortigiano adulatori, ma c'è anche una corrente di pensiero che lo vuole simbolo dell'amore puro e infinito.
L'emblema di Margherita d'Orléans era una calendula che girava attorno al sole con il motto: "Io non voglio seguire che il sole".
Nei giochi di Tolosa, i celebri "jeux floraux", al poeta vincitore si offriva una calendula d'argento in onore del fondatore, secondo la tradizione Clemence Isaure, di cui era il preferito. In Germania è anche chiamata "Kuhblume" poiché a Pentecoste è antica consuetudine inghirlandare i bovini con fiori di calendula durante la Pfingst Procession.

COLTIVAZIONE: pianta annuale o biennale, appartenente alla famiglia delle Composite, deriva dall'antica Calendula arvensis L., presente allo stato spontaneo in tutta la zona del mediterraneo, da dove è stata esportata sia in Europa e in Asia, sia nelle Americhe. Il genere Calenduleae si dice composto da una quindicina di tipi, in realtà vanno interpretati come varietà dell'unica specie attualmente riconosciuta.
Pianta rustica o semirustica, è coltivata in diverse varietà orticole e dall'industria floreale, alimentando un grosso commercio di fiori recisi.
Pianta erbacea o sublegnosa, più o meno pelosa, allo stato spontaneo raggiunge anche 100 cm di altezza, coltivata si ferma a 30-50 cm.
Le foglie sono alterne e spesso denticolate, le inferiori spatolate e ristrette i piccioli, le superiori lanceolate, ha capolini terminali che raggiungono anche 7 cm di diametro con disco purpureo o nerastro e fiori ligulati il cui colore copre tutta la gamma dall'arancione al giallo pallido quasi bianco.. talvolta si sviluppano piccoli capolini laterali al capolino centrale e viene chiamata "calendola madre di famiglia" o "calendola a mazzolini".
I fiori ligulati sono femminili, quelli del disco ermafroditi, ma funzionano come maschili.
Fiorisce tra giugno e novembre, si semina in primavera direttamente nel terreno o in ciotole, vanno piantate ad una distanza di 30 cm circa e cimate per avere una fioritura continua.
Le proprietà medicinali della pianta erano conosciute anticamente e fino al Medioevo, poi si era usata più che altro a scopo ornamentale, per ritornare in auge ai nostri giorni. È difficile stabilire quando la Calendula sia entrata nella coltivazione, di certo c'è che Oliviero da Serres, nel 1663, nel Theatre d'agriculture et menage des champs ne parlò abbondantemente.

FIORI:
Appaiono da aprile a novembre, e anche oltre, i fiori giallo arancio, profumati, che si chiudono al calare della luce. Essi contengono molti benefici principi attivi e vanno raccolti preferibilmente nelle prime ore del mattino.

HABITAT:
La zona di coltivazione della vite é la stessa ove si trova con facilità anche la calendula selvatica.

COLTIVAZIONE:
Non vi sono difficoltà; è possibile la coltivazione in vaso. I fiori durano a lungo dopo la raccolta Gradiscono posizione soleggiata, terreno ricco e soffice.
La moltiplicazione avviene con il seme. Nelle Regioni meridionali e in Liguria si semina d'estate trapiantando o diradando le piantine in settembre-ottobre per la fioritura in novembre, che con opportuni ripari prosegue per tutto l'inverno, dando fiori più grandi rispetto alle fioriture estive portate dalle piante ottenute nelle zone a clima rigido, con la semina primaverile.
I semi sono posti sotto la corolla del fiore aranciato ed hanno una forma a falce, quando il fiore appassisce e si secca divengono facilmente visibili. La loro forma gli permette, cadendo e venendo bagnati dalla pioggia, di rimanere parzialmente interrati con una punta rivolta verso l'esterno. I semi hanno, verso il lato esterno della falce, una doppia fila di protuberanze che si allontanano quando l'acqua e il caldo permettono al germoglio di cominciare a crescere, a quel punto il seme si apre proprio in corrispondenza di questa incernieratura.
In appartamento conviene gettare i semi, che possono essere prelevati direttamente dai fiori, eventualmente acquistati in erboristeria, su un vaso riempito di terriccio, successivamente coprirli con uno strato di circa 1cm di ulteriore terriccio e bagnare abbondantemente. Preferiscono zone soleggiate, per questo conviene, se possibile, lasciare i vasi esposti verso sud in maniera da garantire sole tutto il giorno. Le piantine appena germogliate sono facilmente riconoscibili per le due foglioline allungate, lineari e spesse come quelle dei girasoli.
Di tanto in tanto avviene che, appassito un fiore, se ben irrorato di acqua, questo riesca a generare una nuova pianta ed un nuovo fiore direttamente dai semi ancora attaccati ad esso, creando una pianta cresciuta sopra ad un'altra.
Teme più di ogni altra cosa l'eccesso di umidità che può far sviluppare delle malattie risolvibili con trattamenti a base di zolfo.

PARTI UTILIZZATE: sommità fiorite, petali che sono usati anche in cucina, foglie.

PRINCIPI COSTITUENTI: olio essenziale, carotene e betacarotene, un principio amaro, una saponina, alcol, acidi e tracce di acido salicilico.

PROPRIETÀ ED UTILIZZI: antisettico, antinfiammatorio, cicatrizzante, regolatore del flusso mestruale, utile per le varie affezioni dell'apparato genitale, stimola la secrezione della bile, sudorifere, cura della pelle e di varie malattie della medesima, ulcera gastroduodenale, verruche, calli, emorroidi, disturbi circolatori, distonie neurovegetative, iperidrosi nervosa, vertigini, rinite allergica.
Uso Interno: è antinfiammatoria, antispasmodica, carminativa, coleretica, emmenagoga, astringenti, calmante dei dolori mestruali. Gastriti, ulcere peptiche, colite e malattia di Crohn possono tutte beneficiare dal suo uso regolare, in particolare quando vi siano evidenze di sanguinamento. Utile anche in caso di amenorrea e dismenorrrea moderata, e per disordini della colecisti.
Uso esterno: possiede eccellenti proprietà antisettiche, cicatrizzanti, antinfiammatorie e riepitelizzanti. E’ un trattamento efficace per la maggior parte dei problemi di pelle: tagli, graffiature e ferite; pelle arrossata ed infiammata in genere, incluse le scottatur,e minori (anche da abbronzatura); acne e altre eruzioni cutanee; micosi cutanee. Utile anche nei casi di dermatite da pannolino e per lenire i capezzoli arrossati.

RACCOLTA: I capolini floreali si raccolgono in prossimità della fioritura, cioè in maggio se la semina é stata autunnale o in agosto nel caso della semina primaverile.

CONSERVAZIONE: I fiori vanno essiccati velocemente ma a bassa temperatura, Perché‚ non perdano i caratteristici colori vivaci che li fanno tanto apprezzare nei pot-pourri. In cucina si utilizza per preparare insalate e minestre alle quali conferisce un sapore amarognolo. i fiori raccolti ancora in bocciolo, possono essere conservati come dei sottaceti e poi consumati come tali.
Controindicazioni: la pianta non é tossica, ma si raccomanda cautela nella somministrazione nei primi mesi di gravidanza. Controindicata solo in caso di allergia specifica alla pianta o alle Asteraceae.


UTILIZZI DIVERSI: SE NON SIETE PRATICI CONSIGLIO DI ACQUISTARE I PRODOTTI IN ERBORISTERIA SEGUENDO POI SCRUPOLOSAMENTE LE ISTRUZIONI.

Tintura Madre: 20 grammi in 100 ml di alcool di 25º (a macero per 5 giorni/una settimana). Filtrare e conservare in una bottiglietta con contagocce. Assumere un massimo di 40 gocce al giorno. Impiego: Una goccia di tintura madre sulle punture è sufficiente per lenire il fastidio e diminuire il gonfiore. Tuttavia la tintura madre (poiché è a base alcolica) potrebbe bruciare un po’ quando entra a contatto con la pelle. Per evitare ciò si possono anche diluire 4-5 gocce di calendula in un cucchiaino d'acqua bollita lasciata, però, raffreddare e poi applicata con una garza sterile sulla puntura per almento 10 minuti.
Sciacqui e gargarismi per le infiammazioni delle gengive, piorrea e mal di gola. La dose consigliata in questi casi è di 30-40 gocce in mezzo bicchiere d'acqua.
Per i geloni o per le contusioni - Diluire 10 volte con acqua o con alcool di 25º e applicare compresse imbevute sulle parti interessate.
Tintura (Polpa): Per i calli - Applicare sulla parte tenendo a contatto il più possibile.

Decotto:
Buon vermifugo e cura l'itterizia, le ulcere dello stomaco, la scrofola e l'isterismo. DOSI: 2-3 foglie secche per una tazza d'acqua da bere durante il giorno.
Il decotto prodotto con circa 50g di fiori essiccati per litro d'acqua, è consigliato contro l'ulcera gastrica; ha inoltre effetti sudoripari e preventivo/attenuanti dei dolori mestruali.
Decotto: 6 grammi in 100 ml di acqua. fare lavaggi, sciacqui boccali, applicare compresse per 30 minuti sulle parti interessate.
Decotto: portare a bollore un litro d'acqua, aggiungere 30 g di fiori e foglie, bollire per un quarto d'ora, filtrare e usare a secondo delle necessità.

Olio di Calendula. I fiori secchi, lasciati in sospensione all'interno di una bottiglia di olio d'oliva (50g per mezzo litro) consentono di ottenere un olio da uso esterno risolutivo per bruciature e ustioni. Grazie alle sue proprietà disinfettanti e di contrasto alle infiamamzioni viene utilizzata in esterno per impacchi e spesso sfruttata come ingrediente per i detergenti intimi. I fiori (o le sommità fiorite e le foglie): Per pelli e mucose fortemente arrossate, con vasi dilatati, per scottature (comprese quelle solari). Olio (Ricetta 2): macerare 75 g di fiori freschi in un bicchiere d'olio per venti giorni. Scuotere giornalmente il barattolo, che sarà a chiusura ermetica, filtrare spremendo bene i fiori e conservare in una boccetta di vetro scuro. Assicuratevi sempre che sia di calendula e non di tagete, che è pericoloso.

Infuso di fiori: 1 grammi in 100 ml di acqua. Una tazzina o una tazza al giorno. Per favorire le regole mensili, per attenuare i dolori addominali. (Infuso di fiori 2): un cucchiaino di fiori ogni tazza di acqua bollente, lasciare in infusione una decina di minuti, filtrare. Una tazza d'infuso di calendula prima dei pasti iniziando una settimana prima del ciclo, 30 gocce di tintura al giorno durante il ciclo.

Cataplasmi o compresse: applicare sulle zone interessate alcune foglie fresche sminuzzate, coprire con garza sterile e lasciare agire per una mezz'ora.

Gel oculare calmante: per calmare gli occhi stanchi, arrossati e infiammati, preparare un decotto concentrato con un cucchiaino di fiori di calendula, uno di fiori di camomilla, uno di fiordaliso e uno di malva. Riscaldare sei cucchiai del decotto preparato con 2 cucchiai di acqua di amamelide e disciogliervi un pizzico di borace e uno di agar agar. Fare raffreddare e conservare in frigorifero in un barattolo con tappo a vite. Applicare sulla zona perioculare la sera prima di coricarsi.Oppure: bagnare 2 pezzi di cotone idrofilo in un infuso leggero, applicare sugli occhi e tenere una ventina di minuti in perfetta immobilità.

IN CUCINA: Le foglie delle calendule si possono aggiungere alle insalate o ale minestre; i petali freschi vengono usati per aromatizzare il pesce e per guarnire.
I petali essiccati servono a preparare un aceto aromatico: una manciata di petali basta per mezzo litro d'aceto bianco o rosso, dopo 40 giorni di macerazione (in un vaso a chiusura ermetica) si filtra il tutto e si imbottiglia.

Una manciata di fiori infusi nell'acqua molto calda del bagno (oppure il decotto) esercita un effetto addolcente, decongestionante, idratante. Le mani screpolate traggono giovamento dall'immersine, per 10 minuti, nel decotto.

Influenza e raffreddore, quando serve un'azione antinfiammatoria: una tazza d'infuso prima di coricarsi, dolcificare con un cucchiaino di miele d'acacia.
Cattiva digestione, stimolare la secrezione biliare, infezioni gastrointestinali, dolori viscerali: 2 tazze di decotto al giorno e 10 gocce di tintura.
Ascessi freddi, vene varicose, calli, verruche, geloni, contusioni, piaghe in genere, da decubito: applicare sulle parti interessate le foglie fresche sminuzzate o compresse preparate con il decotto o la tintura di calendula.

Bagno decongestionante e idratante: preparare un sacchetto di tela fine pieno di fiori e foglie secche, appenderlo sotto il getto dell'acqua calda, usarlo per massaggiare il corpo quando è insaponato, magari con un sapone a base di calendula. Oppure: preparare un decotto ristretto di fiori di calendula e versarlo nell'acqua del bagno, spremendo bene i fiori. Oppure: versare nell'acqua del bagno un cucchiaio abbondante di olio di calendula e 6 gocce di olio essenziale.

Rinforzante per capelli: unire 5 gocce di olio essenziale di calendula a un bicchierino di olio di mandorle, intiepidire a bagnomaria e frizionare bene il cuoi capelluto e i capelli. Avvolgere la testa in un foglio di alluminio e coprire con un asciugamano bagnato in acqua bollente e strizzato, ripetendo l'operazione quando si è raffreddato. Tenere per una mezz'ora, lavare la testa con shampoo neutro.

Tintura rossa per capelli: preparare un decotto concentrato con fiori di calendula, frizionare i capelli, radice compresa, avvolgere la testa in pellicola per alimenti e in un asciugamano bagnato in acqua calda, procedendo come per l'indicazione precedente. Dopo 20 minuti lavare la testa. Ripetendo spesso l'operazione, il colore diventa più intenso.

Crema nutriente per pelli ruvide e secche: aggiungere 6 gocce di olio essenziale alla quantità di crema abituale che si usa per massaggiare il corpo dopo il bagno o la doccia. Per il viso aggiungere 3 gocce di olio essenziale alla dose di crema notturna abituale. L'uso quotidiano dell'olio essenziale di calendula può contribuire a ridurre vecchie cicatrici, in caso di ulcerazioni e di vene varicose.

Suffumigi antirughe e rassodanti: in una bacinella di acqua bollente aggiungere 6 gocce di olio essenziale di calendula e procedere normalmente.

Pelle arrossata o dermatiti, eczemi: massaggiare delicatamente la parte con olio di calendula

In più i fiori aggiunti ai risotti diventano un surrogato dello zafferano, di cui non ha comunque il sapore, colorano piacevolmente i budini di riso. Possono essere usati in frittate, salse per pesci o carne. Freschi o secchi, i petali, possono essere aggiunti al burro, a formaggi molli o yogurt, cui conferiscono un bel colore giallo.

LINGUAGGIO DEI FIORI: considerato una pianta ben augurale significa " La concordia degli spiriti è il bene più prezioso."


Mandragora

mercoledì 14 gennaio 2009

OSSIDIANA NERA


L'ossidiana è uno dei più importanti maestri di tutte le Pietre della Nuova Era.
Agisce da magnete attirando le energie dei chakra superiori, cioè le forze dello spirito, verso il primo chakra, cioè il centro di energia che attiene alla Terra, ai fattori fisici, alla sopravvivenza e alla realizzazione dell'Io personale.
Si realizza in questo modo una purificazione del piano materiale, del corpo fisico e dell'Io.
Viene chiamata "guerriera della verità" poiché agisce da specchio che riflette i difetti della nostra natura, esaltando le paure, le insicurezze e gli atteggiamenti egocentrici che imprigionano le superiori qualità dell'anima. Per questi suoi poteri deve essere usata unicamente quando si è ben informati e preparati a porre in atto i cambiamenti cui questa pietra, spesso senza tregua, costringe.
Porta la luce all'interno dell'oscurità creata dentro ognuno di noi dalle paure e dall'egoismo e a differenza di molte altre pietre nere che finiscono con l'assorbire la luce, l'Ossidiana Nera possiede la capacità di contenere e riflettere consistenti quantità di luce.
Il nero è uno dei più elevati colori portati dai grandi iniziati delle scuole occulte: esso simboleggia, come del resto l'Ossidiana Nera, la padronanza sul piano fisico che serve a vincere la tentazione verso l'abuso egocentrico del potere ed essere immuni alle cosiddette influenze negative, che la vita in un mondo dualistico costantemente offre.
Questo cristallo è la dimostrazione della capacità di identificarsi completamente e di divenire tuttuno con la luce, fin quando si esiste e si agisce sul piano materiale e costituisce un oggetto meditativo estremamente potente che deve essere usato solamente da soggetti preparati a indirizzarne consapevolmente.
L'ossidiana nera smove energie che portano alla luce quanto viene occultato dalla parte conscia della mente, cioè portare consapevolezza in tutte le zone oscure del Sé e questo può scatenare ripercussioni tanto a livello fisico quanto mentale ed emozionale.
ORIGINE: L'Ossidiana è un vetro naturale di origine vulcanica solitamente nero o marrone e può avere inclusioni di cenere grigie o bianche. Per migliaia di anni l'Ossidiana è stata impiegata per ottenere strumenti e armi. Essa è affilata, facile da lavorare e abbastanza forte. Sin dai tempi antichi, per l'ancestrale associazione con il materiale per la creazione di armi e strumenti, l'Ossidiana è stata considerata una pietra di protezione. Sebbene non venga più usata per forgiare lance e lame, il suo ruolo come strumento protettivo è tuttora valido. I nostri avi la usavano come talismano per allontanare la disgrazia e la sfortuna. Noi possiamo usarla anche per allontanare energie che non vogliamo sperimentare.La frequenza di questo alleato aiuta a sigillarci l'aura, in modo da evitare che energie vaganti possano colpirci. Questo aiuta particolarmente chi vive in città, dove l'energia di migliaia di persone può creare una quantità di "disturbi" energetici malsani. Se vi trovate in una situazione nella quale stanno sorgendo conflitti, le frequenze dell'Ossidiana creano uno scudo protettivo, evitandovi di essere risucchiati nel gioco di potere di qualcun altro. L'Ossidiana è in grado di "tagliare" le corde eteriche che legano un individuo ad un altro, ed è quindi in grado di evitare che altre persone si attacchino energeticamente alla vostra aura e prosciughino la vostra energia.I poteri protettivi dell'Ossidiana aiutano anche a scacciare la paura e ad assorbire i pensieri negativi, in modo che non si manifestino. Allo stesso modo della Tormalina nera, l'Ossidiana è in grado di assorbire energia e di purificarla. Ma anziché trasformare l'energia direttamente, l'Ossidiana utilizza le energie per creare lezioni e opportunità per la crescita della sorgente dell'energia. Mentre protegge il suo compagno umano dall'impatto negativo delle energie, essa cerca di indicargli il luogo in cui risiedono le paure e la negatività, in modo che la fonte dell'energia possa essere purificata. Le frequenze dell'Ossidiana sono di natura ricettiva. Le sue energie sono difensive più che offensive e offrono opportunità introspettive attraverso la risposta alle situazioni attorno a voi.
L'Ossidiana parla delle ombre, di ciò che non si vede e del mistero. E' una forte pietra psichica, che avvia la visione interiore. Vi porterà a ciò che vi è più necessario imparare, ma non necessariamente a ciò che è più facile o più piacevole.
Poiché è una pietra del vuoto, è imprevedibile, ma onorando i grandi poteri protettivi e purificatori dell'Ossidiana, si è sicuri di acquisire una valida conoscenza del proprio se più profondo. Spesso attraverso sogni o sensazioni potenti. A volte per mezzo di sensazioni difficili
A livello fisico è ottima per combattere Blocchi mentali; Infezioni virali; Infiammazioni; infiammazione dei muscoli; spossatezza. Se usata con costanza, attenua i dolori, riduce la tensione, scioglie i blocchi emotivi. Accellera la guarigione delle ferite bloccando la perdita del sangue e soprattutto stimolando la rigenerazione dei tessuti. Nell'uomo agisce bene sulla prostrata. Agisce a livello intestinale sbloccando eventuali ristagni, favorendo una corretta funzionalità del colon e ripristinando la flora batterica.
Un costante uso dell'ossidiana, permette di conservare le proprie energie intatte, evitando sprechi causati da impulsi ed emozioni. Aiuta a superare shock , le paure, i blocchi ed i traumi di ogni tipo. Svolge un'attività rivitalizzante, fa superare ogni tipo di fanatismo.

La Mandragora


Pianta con pessimo carattere diremmo noi... Visto che la mitologia la crede capace, nel momento in cui viene sradicata, di lanciare un grido che porta alla morte o alla pazzia lo sfortunato raccoglitore...
Essa dona il sonno ristoratore, ma provoca anche la pazzia, uccide spietatamente, ma è anche un rimedio contro il veleno dei serpenti, è un anestetico potente che permette le più delicate operazioni chirurgiche, ma causa anche spaventose allucinazioni. E' in definitiva una vera e propria bilancia sospesa fra incertezza ed ambiguità.
Pianta delle Streghe per eccellenza: poiché è chiaramente legata alla morte, veniva estratta dal terreno con tutte le cautele ed attraverso particolari riti. I testi di botanica magica sembrano attribuire alla mandragora soprattutto un'influenza da parte di Mercurio. Altre fonti parlano invece del martedì come giorno favorevole alla raccolta, il che indicherebbe piuttosto un collegamento con Marte: peraltro non provato. La forma della radice simile al corpo umano completo di genitali ha fatto si che la mandragora venisse considerata afrodisiaca. Questa pianta si dice guarisca l'epilessia, il "mal di luna", si ritiene scacci i demoni … è anche conosciuta come mano di gloria, radice del diavolo, Erba di Circe… Insomma dietro questa piccola piantina ci sono una serie di tradizioni e dicerie, più o meno fondate, che vale proprio la pena di scorpire...

Mandragola (in sevedese Alruna, in tedesco Alraune) è il nome comune di diverse piante del genere Mandragora appartenenti alla famiglia delle Solanaceae.
Le loro radici sono caratterizzate da una peculiare biforcazione che ricorda la figura umana (maschile e femminile); insieme alle proprietà anestetiche della pianta, questo fatto ha probabilmente contribuito a far attribuire alla mandragola poteri sovrannaturali in molte tradizioni popolari: secondo tali credenze la mandragora bianca è maschio; quella nera è la femmina.

COLTIVAZIONE
Ha origine mediterranea e cresce soprattutto nelle regioni meridionali della nostra penisola, predilige posizioni assolate , è sporadica ai margini dei campi, nelle radure dei boschi, nei luoghi incolti.
Ha forma erbacea, acaule (senza fusto), è una pianta perenne con foglie disposte a rosetta basale di forma ovato-oblungata corrugate e glabre che spuntano poco prima della fioritura;
i fiori sono piccoli e violacei e si sviluppano al centro della rosetta, la fioritura va da giungo ad agosto e i frutti consistono in una bacca ovoide rossastra o gialla, lunga fino a tre centimetri. E' una pianta velenosa e a scopo terapeutico viene utilizzata la radice, raccolta in autunno.
Queste piante perdono la parte aerea durante i mesi più freddi dell'anno. Con l'arrivo della primavera ricominciano rapidamente a produrre fusti e foglie. Si coltivi la Mandragora officinarum all'aperto, in un luogo luminoso (luce solare diretta); può sopportare senza problemi temperature minime anche molto rigide, di molti gradi inferiori allo zero.
Le piante perenni sono soggette ad un periodo di alcuni mesi di riposo vegetativo. Durante questi mesi non è necessario annaffiarle.
Negli altri mesi annaffiare solo sporadicamente, circa una volta ogni 1-2 settimane con 2-3 bicchieri d'acqua , lasciando il terreno asciutto per un paio di giorni prima di ripetere l'annaffiatura; evitare gli eccessi, ma cercare di bagnare bene in profondità il terreno.
Si consiglia, in primavera, di aggiungere all'acqua delle annaffiature, un concime specifico per piante da fiore, ogni 20-25 giorni. Possiamo anche mescolare al terreno, nei pressi delle piante, un concime granulare a lenta cessione, la cui azione dura circa 3-4 mesi.
La Mandragora officinarum è di taglia piccola, e può raggiungere i 5 cm di altezza; in primavera assume una colorazione giallo verde. E’ una pianta per giardino roccioso.Nel periodo dell’anno in cui inizia la perdita delle foglie è consigliabile un trattamento preventivo con insetticida ad ampio spettro e con un fungicida sistemico, in modo da prevenire l'attacco da parte degli afidi e lo sviluppo di malattie fungine, spesso favorite dal clima fresco e umido. Volendo è possibile coltivare queste piante in vaso. Le indicazioni fornite sono da intendersi per una pianta di dimensioni medie. Si consiglia un substrato caratterizzato da un ottimo drenaggio.


MITOLOGIA E LEGGENDE e… MAGIA
La mandragora costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni mitologiche e leggendarie.
Innanzitutto il nome, probabilmente di derivazione persiana (mehregiah), le è stato assegnato dal medico greco Ippocrate.
In secondo luogo le venivano accreditate potenti virtù afrodisiache ed era utilizzata addirittura per curare la sterilità.
È raffigurata in alcuni testi di alchimia con le sembianze di un uomo o un bambino: da ciò ne deriva la leggenda che il suo pianto sia in grado di uccidere un uomo. Veniva considerata una creatura a metà del regno vegetale ed animale, come il meno noto agnello vegetale di Tartaria.
Nel 1615, in alcuni trattati sulla licantropia, tra i quali quello di Njanaud, appariva l'informazione dell'uso di un magico unguento a base di mandragora che permetteva la trasformazione in animali.
Secondo le credenze popolari, le sue piante nascevano dallo sperma o dall'urina degli impiccati in punto di morte.
La mandragora può essere anche ricondotta ad alcune usanze Voodoo nelle quali era utilizzata come surrogato delle più famose e conosciute bambole di cera.

In alcuni libri si dice che la Mandragora è "di umore freddo e moderatamente secco", ed e' anche astralmente influenzata da Saturno o dalla Luna e con segno zodiacale il Capricorno”. Ciò comporta che prima di cercare una Mandragora e di raccoglierla bisogna superare una serie di incertezze: giorno migliore, ora, assonanze e lontananze ("Si Dovrà evitare, di avere il vento sul viso, pena l'assorbimento - rischioso - del profumo della pianta...") Prese queste precauzioni bisognerà tracciare tre cerchi intorno alla pianta ,venendo quindi a determinare una protezione magica che lascia racchiuso all'interno del cerchio il diabolico potere della mandragora.
In questo specifico caso infatti, il cerchio preserva chi è fuori, piuttosto che non chi è dentro. I cerchi vanno tracciati con una spada di ferro, dove, il ferro incarna gli aspetti oscuri della pianta. Poi deve essere smossa la terra intorno alla radice.

Secondo alcuni è bene essere in due a compiere questa operazione magica: il rizotomo, quello cioè che scaverà il rizoma, e un aiutante che potrà contemporaneamente cantare strofette erotiche (torna così la fama della mandragora come erba potente in campo sessuale). Più recentemente si è ipotizzata l'opportunità che lo scavo venisse effettuato con un cucchiaio d'oro; quando il lavoro di sterramento sarà stato condotto quasi a buon fine, converrà accendere una candela dorata, far ardere insieme in un incensi ere mastice, incenso e verbena. Una vergine, secondo alcuni, potrà a questo punto estrarre la pianta - la terra intorno sarà intanto stata ammorbidita con urina femminile - che si accosterà al seno per ringraziarla della grazia così accordatale. Naturalmente, esistono prescrizioni specifiche anche per l'abbigliamento. Il mago, vestito con una tunica nera con bianchi elementi lunari, nudi i piedi, nude le mani, procede con una tiara di piombo indosso, con bracciali dello stesso metallo, il tutto ornato con pietre saturnine; l'anello avrà in più anche la figura del serpente che si morde la coda. Procederà armato di coltello: questo avrà il manico di cipresso - non per nulla il cipresso è l'albero funerario che ben conosciamo - e lama di acciaio temprato in olio consacrato. Non basta. Va infatti conosciuto il miglior tipo di preghiera da innalzare al cielo, la formula da adoperare, la fumigazione da fare... pena la propria vita!
La cupidigia e il desiderio di dominio allo stesso modo saranno letali: perderà la mandragora e si troverà presto in bilico fra pazzia e suicidio.
Se si vuole evitare di scavare in proprio la rischiosa radice, un metodo collaudato è quello del ricorso a un cane: i cani, si è detto, hanno connessioni con Ecate, la dea dalla testa di felino. E Ecate che invia agli uomini sogni angosciosi, che è protettrice delle streghe, che ingenera follia. Gradirà il sacrificio del cane, inviato a lei dalla pianta che ingenera follia. Ammorbidita la terra intorno alla radice cui si sarà legato un cane, il mago porrà davanti all'animale affamato una ciotola di cibo. Il cane allora si slancerà verso il cibo, estirpando in conseguenza la preziosa radice, trascinandola con se nel suo breve slancio: breve, perché si leverà nell'aria l'urlo agghiacciante della mandragora: il cane non potrà che soccombere. Un'altra vittima si aggiunge a quelle già immolate ad Ecate. In genere, se chi ha estratto la radice è un mago, si procederà mettendo al posto della radice sottratta una moneta o un pezzo d'oro. Nel caso invece del cane, converrà mettere al posto del rizoma l'animale stesso. Più raramente si richiuderà la terra rimettendo alloro posto le foglie ormai prive di radice: quasi a voler sostenere che tutto è come prima, che nulla è in realtà accaduto.IL TUTTO PER RACCOGLIERE UNA PIANTINA DI MANDRAGORA.. ma non finisce qui! Finalmente si arriva al momento dello strappo finale con la conseguente conquista della pianta: sarà in seguito necessario purificarla, renderla il più possibile simile all'uomo. Andrà abbigliata e vezzeggiata, accudita. Le andranno offerti i pasti, più volte al giorno. Le si dovrà trovare una degna collocazione. Se verranno seguiti questi precetti la pianta procurerà felicità, ricchezze, salute. Aiuterà a ritrovare gli ori nascosti, scaccerà le forze negative.Sarà una panacea per tutti i mali. Potrà anche aprire al suo possessore le vie del futuro...

In ambito magico la Mandragora è adatta per aumentare i poteri psichici, ad esempio attraverso bagni rituali in cui aggiungere, all’acqua del bagno, un litro di acqua bollita con radice di mandragora in unione a 50 grammi di foglie di salice, 7 pizzichi di origano e 7 cucchiai di miele.

Sempre la radice può essere usata per la creazione di oli atti alla seduzione, insieme a 7 chiodi di garofano e 7 rose rosse o per ungere le candele usate nei rituali.

La Mandragora è usata per costruire talismani per la difesa attiva, per sacchettini di protezione , per attrarre il denaro, per la seduzione, contro l'impotenza o per assicurarsi la fedeltà del proprio uomo.

L'incenso creato con la radice di questa pianta in unione con una parte di aconito, una di elleboro nero, una di belladonna, una di giusquiamo e una parte di olio di mandorle amare è utilizzato per entrare in contatto con la Dea Ecate, o per operazioni di difesa, insieme con una parte di grani di incenso, di foglie di salvia, peperoncino e 13 gocce di olio essenziale di iperico; e per l'amore passionale, insieme sempre ad una parte di grani di incenso, una di petali di rosa e 13 gocce di olio essenziale di verbena


PROPRIETA' ERBORISTICHE

Come dicevamo ha proprietà lenitive, sedative; è utile nella cura malattie della pelle, emorroidi ed è usata come antisettico.
E' uno dei più antichi e potenti sedativi che l'uomo abbia mai scoperto.
Le sue fumigazioni perdono qualunque effetto nocivo. Questa pianta contiene potenti alcaloidi che possono far aumentare le pulsazioni cardiache, producono effetti di eccitazione psicomotoria e psichica, allucinazioni, manifestazioni di riso convulso e stati deliranti.

Del Perchè di questo blog...


Questo blog nasce dalla necessità di raccogliere le testimonianze delle nostre esperienze passate, presenti e – chissà! - future legate alle tradizioni secolari del nostro popolo, alle credenze, ai nostri viaggi onirici, agli insegnamenti delle nostre nonne legati alle erbe ed alla natura...
Il blog dunque conterrà principalmente appunti, documenti scovati chissà su che libro o in che anfratto del web, testi più o meno astrusi.. tutte notizie tratte da svariate fonti che ci colpiranno per il loro interesse, la loro utilità o semplicemente per la loro stranezza; tutti gli articoli tratti da altri blog interessanti verranno segnalati e verrà altresì pubblicata anche la fonte…
Ma… Perché “Luna e la Mandragora”!?
Bhe perché riassumono bene quello che siamo nel momento in cui operiamo…
Silenziose ed attente come la Luna osserviamo il mondo dal nostro posto, rimaniamo li, ben visibili e chiare, “illuminiamo” chi ci sta intorno, ma la riservatezza nel nostro intimo modo di essere ci garantisce comunque la quiete e l’anonimato.
La Mandragora ci è sembrata un'ottima maestra: pianta sacra per eccellenza alla Dea Ecate, amante della notte, collegata senz’ombra di dubbio alla luna. La mandragora ha sempre avuto una doppia identità: la radice guarisce il corpo e l'anima, ma può nello stesso tempo portare a perdizione.. Insomma dipende da che uso se ne fa.
Dal rispetto che uno porta nei confronti del sapere antico e del giusto e dell’errato…
Ottimi presupposti, crediamo, per iniziare questo viaggio....